L’intelligenza emotiva

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L’intelligenza emotiva: che cos’è e come può aiutarci in tempo di distanziamento sociale – Seconda parte

“Abitare la distanza è una condizione caratterizzata
dalla contraddizione e dal paradosso:
siamo dentro e fuori, vicini e lontani”
P. A. Rovatti

L’intelligenza emotiva è quella capacità personale basata sull’autoconsapevolezza emotiva, utilizzata per reagire agli eventi stressanti e sostenere la motivazione durante una prova o gli sforzi per raggiungere un determinato obiettivo.

Essa è dunque una caratteristica fondamentale del vivere quotidiano perché veicola le proprie azioni e reazioni, influenzando in modo più o meno positivo o negativo le relazioni e quindi il vivere sociale.

Sì perché tanto più siamo in grado di discriminare la emozioni dentro di noi, tanto meglio riusciremo a cogliere gli stati emotivi altrui e ad “empatizzare” con gli altri.

La distanza fisica che sta caratterizzando la vostra vita attuale, è una distanza spaziale, un metro, due o tre dall’altra persona, la distanza sociale invece è distanza della relazione e si può stare in relazione anche a una certa distanza fisica ma per fare questo dobbiamo sentire la relazione, acuire i sensi cioè sapere che esiste qualcosa tra me e l’altro e le altre persone e che dobbiamo gestire la relazione insieme, non è semplicemente quello che sono io e quello che sei tu.

In questo ultimo anno abbiamo scoperto che il lavoro non è semplicemente una prestazione funzionale ma anche una relazione sociale, che l’educazione è una relazione sociale e non è mera istruzione, cioè trasferimento di una conoscenza informatica e tecnologica, ma che c’è una socialità implicata nel lavoro e nell’educazione.

Il distanziamento fisico, la didattica a distanza, lo smart working sono stati e sono la nostra nuova quotidianità che offrono dei vantaggi, ma con il passare dei mesi ci siamo resi conto che le relazioni sociali sono un elemento essenziale della nostra vita, non sostituibile con i mezzi di comunicazione digitale.
Quanto più usiamo le tecnologie che mediano la relazione con gli altri, quanto più gli elementi della tecnologia – cioè il modo di funzionare della tecnologia –  entra anche nella mente con il rischio di cadere nel mito tecnologico.

In questo senso lavorare per lo sviluppo di abilità sociali e pro-sociali, che tengano conto del contesto, delle proprie caratteristiche e di quelle altrui, agendo con rispetto e comprensione, è fondamentale per migliorare le abilità emotive del singolo, del gruppo e per l’azione reciproca. 

È quindi importante imparare a gestire le relazioni, a reagire agli stress e alle difficoltà in modo funzionale, che tenga conto di diversi punti di vista e delle diverse opportunità.

Allora lo “smart working”, il lavoro agile o a distanza,  forse è utile dosarlo e combinarlo con altre forme di collegamento tra colleghi di lavoro, tra gli amici, i familiari o tra l’insegnante e l’alunno proprio per dare un’attenzione speciale  e forse nuova alle relazioni, per  imparare come sono fatte,  gestendo le relazioni interpersonali con maggiore consapevolezza, provando a comprendere il punto di vista dell’altro e di quanto l’altro ci possa anche parlare di noi….in questo tempo sospeso che stiamo vivendo a livello mondiale.

Marta Francia

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